Possiamo considerare, guardando i dati storici, che la pratica della regressione sia la forma più antica di psicoterapia ed è anche quella utilizzata per più tempo. Nonostante le sue immense potenzialità, a un certo punto si è ammantata di una visione misticheggiante ed esoterica che ha allontanato l’interesse delle genti.
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Con il passare del tempo e la ripresa dell’interesse verso questa pratica, anche la scienza ha iniziato a studiare in modo più preciso e puntuale cosa succede al cervello in quello che tecnicamente viene definito stato ipnotico.
Quello che salta all’occhio nell’osservazione fenomenologica di un soggetto in stato di trance è una serie di alterazioni della percezione e del comportamento.
A livello di percezione notiamo che c’è una focalizzazione dell’attenzione sull’induzione ipnotica, ossia sulla voce dell’ipnologo con una perdita della concentrazione sui rumori esterni.
Così come un processo di dissociazione cioè movimenti fatti in maniera automatica senza che sia espressa una precisa volontà. Assistiamo infine anche a un’alterazione della percezione dei limiti e input corporei.
Questi sono tutti fenomeni chiaramente visibili, individuabili con una semplice osservazione diretta: ma cosa accade esattamente al nostro cervello quando passiamo da uno stato di veglia a uno di trance?
Questa è la domanda che si sono posti diversi ricercatori e soprattutto da quale è partita una ricerca estremamente interessante dell’Università di Stanford.
Lo studio ha coinvolto 545 volontari di cui sono stati selezionati 57 in base a diverse discriminanti ma quello che più ci interessa è che è stata fatta una scelta tra persone altamente sensibili all’ipnosi e refrattarie.
I due gruppi sono stati sottoposti a due sessioni di ipnosi con conduzione di tipo verbale, la stessa usata anche durante la pratica di regressione alle vite precedenti.
Per osservare cosa accadeva al cervello di questi soggetti è stata fatta una risonanza magnetica funzionale.
Per comprendere gli effettivi cambiamenti dell’attività cerebrale ciascun soggetto è stato sottoposto alla risonanza in quattro situazioni differenti:
- riposo
- stato di coscienza ordinaria (quello in cui ti trovi anche tu adesso mentre leggi)
- invito verbale ad accogliere volontariamente un ricordo del proprio passato
- doppia osservazione di stati di trance con induzione ipnotica
Il tipo di risonanza scelta evidenzia quali aree del cervello ricevono un maggiore o minore flusso di sangue a seconda degli stimoli ossia possiamo dire che va a fotografare quali aree si attivano e quali si disattivano.
Questo ha permesso di individuare tre fenomeni precisi presenti solo ed esclusivamente nello stato ipnotico.
#1. riduzione significativa dell’attività cerebrale legata alla corteccia cingolata anteriore.
Questa parte del nostro cervello è deputata al procedimenti di salienza cioè quelli che stabiliscono cosa è importante per noi e cosa non lo è. L’ipnosi porta quindi alla sospensione del giudizio ma ci apriamo alla possibilità di un’esperienza senza riserve, non diamo più una scala di priorità in base a quello che abbiamo appreso precedentemente.
#2. aumento dell’interscambio delle informazioni tra la corteccia prefrontale dorso-laterale e l’insula.
Una fitta rete di informazioni che viaggia su aree del cervello deputate al controllo degli stimoli fisici (ecco perchè durante la trance la sensibilità al dolore diminuisce) e alla modificazione di eventi importanti come la frequenza cardiaca.
#3. diminuzione di alcuni scambi tra la corteccia prefrontale dorso-laterale e quella che viene chiamata rete di default.
Un insieme di aree cerebrali deputate al governo volontario del corpo. La creazione di questo circuito neuronale porta alla consapevolezza di non avere il controllo dei propri movimenti corporei.
I risultati di questo esperimento sono importantissimi per definire la realtà di trance ipnotica ossia uno stato che crea alterazioni misurabili e visibili alla fisiologia dell’individuo e alla sua attività cerebrale.
Questo esperimento ha permesso di definire lo stato di trance in modo molto più precisa, distinguendolo chiaramente da altri stati che possono essere quello del ricordo, della suggestione o del sonno-sogno.
Ed è uno stato che permette un accesso differente con modalità di lettura diverse anche al fenomeno del ricordo.
Oltre a dimostrare la realtà di trance ipnotica, la ricerca ha evidenziato anche che la maggioranza dei soggetti sono suscettibili all’ingresso in questo stato attraverso la forma di ipnosi più comune cioè quella verbale.
Se però per la maggior parte dei soggetti l’invito da parte dell’ipnotista a immaginare determinate immagini e situazioni unendole a una respirazione di un certo tipo è sufficiente per farli entrare nello stato di trance, questo non è vero per tutti.
Esistono altre tecniche che vanno ad attivare altre aree del cervello, come ad esempio l’amigdala, che permettono di portare in maniera addirittura più veloce il cervello a modificare la propria struttura.
Queste tecniche sono derivate direttamente dallo studio, l’osservazione e la conoscenza dei più antichi rituali di alterazione della coscienza ossia quelli di tipo sciamanico.
Riassumendo, quando parliamo di trans ipnotica parliamo di uno specifico stato cerebrale che non ha niente a che vedere nè con il sonno, nè con il ricordo cosciente nè con l’immaginazione ma è un vero e proprio stato di coscienza differente.